La firma è quella di tale Joe Bobier, la sperimentazione è statunitense e la promessa è quella di portare la banda larga ovunque sfruttando semplicemente le frequenze radiofoniche. La prima, ovvia, contestazione è respinta: nonostante le frequenze radio siano già totalmente occupate, il sistema è in grado di funzionare senza in nulla intaccare il regolare funzionamento delle normali emittenti esistenti.
Il sistema prende il nome di xMax e, se la funzionalità trovasse riscontro, costituirebbe una nuova soluzione in grado di completare ulteriormente la gamma delle armi a disposizione per la lotta contro il digital divide. La metafora usata per spiegare tecnicamente il funzionamento di xMax è quella del “sussurro”: il segnale viene “sussurrato” sulle frequenze radio ma è tanto “flebile” da non poter disturbare i potenti canali di divulgazione del mezzo radiofonico. Il sussurro riesce però ad essere ascoltato comunque da particolari antenne ed il segnale digitale può così attraversare l’etere e raggiungere il luogo di decodifica.
Il segnale è in grado di attraversare ostacoli parimenti a quanto già succede con il tradizionale segnale radiofonico. I costi di infrastruttura, inoltre, potrebbero essere relativamente bassi in proporzione alla copertura garantita. Infine il segnale non richiede una banda dedicata (come ad esempio WiFi o WiMax), il che consente un’ampia libertà d’uso del sistema.
I vantaggi sono dunque evidenti e già la XG Technology (il primo gruppo a voler sperimentare il progetto) risulta essere in trattativa per la costruzione degli appositi chip. Una rete xMax è già funzionante in una specifica area tra Miami e Fort Lauderdale.