Xwebs: il browser superveloce che non c'è

Infuria sui newsgroup e sui forum di discussione la polemica su Xwebs. I Blog ne seguono passo passo le evoluzioni. Alla ricerca di Xwebs, il browser che non c'è
Xwebs: il browser superveloce che non c'è
Infuria sui newsgroup e sui forum di discussione la polemica su Xwebs. I Blog ne seguono passo passo le evoluzioni. Alla ricerca di Xwebs, il browser che non c'è

Si chiama Xwebs e promette di essere il browser più veloce in circolazione. Lo avrebbero affermato sicuri i giudici della trentanovesima edizione della “Young Scientist & Technology Exhibition”, un premio irlandese che mette in palio 3000 euro per il progetto più innovativo e originale nel campo scientifico e tecnologico progettato da giovani al di sotto dei 18 anni.



L’unico problema è che il browser non c’è. O meglio, non se ne riesce a trovare una copia in nessuno sperduto sito del World Wide Web. Il suo creatore, il sedicenne studente irlandese Adnan Osmani, promette che tutto ciò è vero e che ha passato ben un anno e mezzo a scrivere le righe di codice, del tutto originali, che compongono il suo navigatore: il programma ne contiene un milione e mezzo. Mozilla 1.0, per intenderci, ne contiene quattro milioni.



Secondo i primissimi articoli da Dublino, le caratteristiche del software sono state testate nei laboratori dell’University College ed è stato verificato che il programma permette di navigare da due a sei volte più veloce di un normale browser. In più il navigatore contiene un lettore di DVD, per permettere di navigare e guardare un film contemporaneamente, un meta-motore di ricerca, per cercare ciò che si vuole su 50 motori di ricerca, un player multimediale, e un interprete vocale (un lettore del video) che favorisce l’accessibilità del Web.



Un software così farebbe gola a tutti e la notizia ha infatti fatto il giro del mondo: dai siti d’informazione specialistica ai quotidiani nazionali, dai blog ai forum sparsi un po’ in tutto il Web. Tutti ne parlano ma nessuno ha effettivamente il software installato sul proprio computer, nessuno lo ha visto e nessuno ne ha potuto provare le meraviglie. Nessuno, si capisce, a parte l’autore e i giudici dell’University College di Dublino.



L’idea che l’intera vicenda fosse solamente un’hoax (una grande balla) ha affascinato un po’ tutti i navigatori, in particolar modo gli esperti programmatori di Slashdot e i frequentatori della community irlandese di Boards.ie. E alla fine non avevano granché torto.



L’ultima parola, definitiva, la ha probabilmente data la giornalista tecnologica canadese Karlin Lillington, che vive a Dublino e che ha informato tutti attraverso il suo weblog. La giornalista fu anche la prima a dare la notizia dalle colonne del quotidiano, anche online, Irish Times, divulgando tutte quelle, false, novità del software che poi avrebbero incuriosito mezzo Web.



Nell’ultimo messaggio, di ieri sera (lunedì 20 gennaio), la giornalista fa molti passi indietro. Il browser non è mai stato testato sui computer dell’università dublinese; non è mai stata verificata la velocità effettiva del software e non è vero che lo studente ha scritto completamente da zero tutto il programma. Il browser è stato premiato solamente per l’originalità del progetto e per il talento espresso nella programmazione, non per la sua velocità e nemmeno per le sue funzionalità. A riprova di ciò basta leggere il comunicato stampa degli organizzatori del premio dove non si parla né di velocità, né di guerra dei browser né di nessun altra rivoluzione informatica.



Insomma, un semplice “misunderstanding” condito da molta enfasi giornalistica, moltiplicato ancor più dal passaparola dei forum e dei blog. Fatto divertente è che alcuni quotidiani, come ad esempio in Italia Il Nuovo, hanno riportato la notizia come se fosse vera, aggiungendo scarsa informazione a scarsa informazione. Il tutto per un po’ di KByte in più.

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