Il destino del Top Level Domain .XXX non è ancora definitivamente defunto, e non poteva essere altrimenti. L’investimento sostenuto dal comitato promotore è stato ingente e la battaglia non poteva fermarsi alla prima votazione, ed è così che a pochi giorni dal primo diniego dell’ICANN l’ICM Registry torna a farsi sotto annunciando una denuncia depositata contro lo United States Department of Commerce.
Oggetto dell’accusa è la pressione che il governo statunitense (a sua volta pressato da precise parti sociali) ha sostenuto nei mesi di valutazione del dominio. Una analisi seria e serena non sarebbe mai stata portata a termine e l’ICM Registry ritiene ora opportuno da parte dell’ICANN una rivalutazione della proposta iniziale. Un documento di 88 pagine (disponibile online in versione PDF) è stato apportato a dimostrazione delle tesi avanzate.
Il Top Level Domain .xxx ha acceso un furente dibattito fin dal primo giorno della sua proposta. Convergono su tale problematica principi etici e morali, nonchè importanti valutazioni di opportunità relative allo sviluppo della rete ed alle modalità di accesso ai contenuti con eventuali tutele per le fasce giovanili della popolazione dei naviganti. Le pressioni sono giunte soprattutto da movimenti cattolici o conservatori, preoccupati del fatto che un’area chiusa per la pornografia online possa aprire nuove opportunità ad un mercato che ha dimostrato fin dagli esordi di sapersi bene sposare con il mondo del Web.
L’ICM Registry contrappone a tali contestazioni la possibilità di controllare e regolamentare la pornografia online solo offrendo un recinto monitorato ai gestori dei siti del settore. Le valutazioni etiche vanno in questo caso a braccetto con le osservazioni tecniche, il che ha portato varie rappresentanze a confrontarsi sul problema e porterà ora ad una appendice ulteriore del dibattito nel tentativo di rimettere tutto in discussione. Il tutto ha inoltre spolverato una discrasia ben nota nel sistema di assegnazione e controllo dei domini: l’ICANN rimane un gruppo direttamente controllato dagli Stati Uniti d’America ed in questo caso le pressioni portate avanti dal Presidente Bush in persona non potevano che causare un nuovo polverone ed offrire all’ICM Registry una importante occasione di rivalsa.