È guerra aperta tra Sunnyvale e Menlo Park: dopo una lunga collaborazione, infatti, Yahoo ha deciso di denunciare Facebook presso il tribunale di San Francisco con l’accusa di presunte violazioni di proprietà intellettuale da parte del portale fondato da Mark Zuckerberg. Una mossa, questa, che giunge in un periodo critico per il social network, alle prese con la procedura per l’offerta pubblica iniziale e dunque al centro delle attenzioni da parte delle autorità statunitensi.
Ed il timing della denuncia potrebbe non essere casuale: le minacce di Yahoo sono finite nel documento alla SEC relativo ai possibili rischio finanziari per il gruppo e Facebook potrebbe avere ora interesse a sciogliere qualche nodo prima di doverne pagare le spese direttamente sul mercato azionario.
Le accuse targate Yahoo non riguardano soltanto specifiche feature offerte da Facebook ai propri utenti, bensì l’intero paradigma sul quale il portale è stato realizzato: nei documenti depositati dall’azienda si legge infatti come i rispettivi legali ritengano che «l’intero modello di social network di Facebook, il quale consente agli utenti di creare profili per restare in contatto, tra le altre cose, con persone ed attività, sia basato su alcune tecnologie brevettate da Yahoo in materia di social network».
Trattasi insomma di una vera e propria dichiarazione di guerra che ha l’obiettivo di colpire Facebook nelle sue fondamenta, con strumenti quali il pannello per la gestione della privacy, l’aggregatore di notizie provenienti dalle attività dei propri amici, l’organizzazione dell’advertising e molte altre ancora al centro della vicenda. Quest’ultima, d’altro canto, sembra destinata a non concludersi in maniera semplice: gli avvocati di Yahoo non ritengono infatti sufficienti eventuali costi da pagare da parte di Facebook per la concessione in regolare licenza di tali brevetti, bensì chiedono un risarcimento per una cifra pari ad almeno tre volte i danni subiti e l’impedimento all’utilizzo delle tecnologie in questione. Una minaccia in piena regola, insomma: se Facebook non paga il dovuto, si legge tra le righe, dovrà fermare le proprie attività.
La mossa del colosso di Sunnyvale rappresenta uno dei primi tentativi da parte del nuovo CEO Scott Thompson di ristabilire aggressivamente le sorti della società, la quale continua a perdere terreno nei confronti degli altri nomi presenti ad oggi nella scena del Web odierno. La denuncia nei confronti di Facebook potrebbe quindi rientrare in un piano di rinvigorimento delle casse dell’azienda, la quale potrebbe inoltre approfittare di un’eventuale vittoria per mettere le mani su di una buona fetta delle azioni di Facebook, così da trarre giovamento dalla crescita di uno dei propri rivali.