Due casi riguardanti la privacy degli utenti di internet e dei servizi di telecomunicazione stanno tenendo molto occupati gli uffici del Congresso. L’istituzione legislativa statunitense infatti nei prossimi giorni dovrà prendere seri provvedimenti sia nei riguardi dell’amministrazione centrale che in quelli di Yahoo a causa di sospetta violazione della privacy.
Il primo caso è quello che riguarda le informazioni che le compagnie di telecomunicazioni passano alla National Security Association (NSA). Ci sono infatti sospetti che sia in corso un abuso della facoltà di “origliare” le conversazioni fatte attraverso i carrier nazionali. Eppure nonostante l’ordine del Congresso le società di telefonia da AT&T in giù hanno tutte dichiarato di non poter dare informazioni dettagliate.
Compresa l’impossibilità di saperne di più, il Congresso ha in programma di rivolgersi direttamente al Governo che ha consentito il trattamento di favore e ha conferito di poteri speciali all’NSA in nome della lotta al terrorismo. L’Electronic Frontier Foundation teme infatti che sia in corso una violazione delle leggi federali.
Per ora il Governo ha risposto unicamente che il Congresso dovrebbe anch’esso lasciare poteri speciali all’NSA; dall’altra parte invece l’opposizione democratica chiede l’approvazione di un RESTORE Act che limiti i poteri e la segretezza garantita all’NSA, ma l’amministrazione Bush non intende approvare nulla che sia retroattivo e che quindi costringa l’associazione che si occupa della sicurezza nazionale a divulgare i dati su quali rapporti abbia intessuto con le telco.
In maniera simile il 6 Novembre un commissione del congresso per gli Affari Esteri ascolterà nuovamente Jerry Yang e Michael Callahan, rispettivamente CEO e senior vice president di Yahoo. L’argomento dell’interrogatorio sarà quanto accaduto con la denuncia del dissidente cinese Shi Tao, arrestato nel febbraio del 2006 per aver divulgato in un forum informazioni sulla persecuzione di attivisti invisi al governo. È stata infatti la compagnia di Sunnyvale a fornire al governo cinese i dati per risalire all’identità di chi ha postato le informazioni incriminate.
Fino ad oggi Yahoo! ha sempre dichiarato di aver dovuto dare quelle informazioni senza sapere a che sarebbero servite. Poco dopo tuttavia il gruppo attivo nella garanzia dei diritti umani Dui Hua ha tradotto la richiesta fatta dal governo cinese a Yahoo rendendo noto come fosse invece evidente lo scopo della richiesta.
Simili prove saranno oggetto della discussione che avrà luogo il 6 Novembre e che potrebbe compromettere in molti versi la posizione di Yahoo! all’interno degli Stati Uniti, fermo restando che piccole o grandi “spifferate” al governo cinese sono state fatte anche da altre compagnie statunitensi come Google e Microsoft, le quali si difendono sostenendo che per competere in quel mercato è giocoforza necessario piegarsi alle richieste del governo.