I rumor scaturiti dal New York Post sarebbero privi di reale fondamento: Yahoo e Microsoft avrebbero sì riallacciato rapporti dialogici dopo i tentativi di acquisizione da parte del gruppo di Redmond, ma allo stesso tempo le ipotesi di una colossale operazione di acquisto sarebbero già tramontate da tempo, per la seconda volta, e tale possibilità non sarebbe dunque attualmente all’orizzonte. A smentire per primo le voci che hanno portato il titolo YHOO a salire di oltre il 10% in una seduta è il Wall Street Journal, sulle pagine del quale la notizia viene presto sgonfiata a poche ore dal ritorno in auge.
Non raramente certe bolle nascono e scoppiano in modo quasi pilotato: piccole informazioni distillate utili a sentire il polso al mercato. Le indicazioni giunte successivamente al pezzo del New York Post hanno visto il titolo Microsoft in difficoltà e quello Yahoo in forte ascesa, evidenziando così i contrasti tra i «good idea» ed i «bad idea» che hanno animato i commenti relativi al possibile accordo. Entrambi i versanti hanno apportato ottimi argomenti alle proprie conclusioni: se da una parte v’è la necessità di contrastare Google e rafforzare la redditività delle proprie rispettive potenze di fuoco, dall’altra v’è tutta una serie di pericolose sovrapposizioni che potrebbero rappresentare una moltitudine di pericoli non di poco conto.
Che ne sarebbe ad esempio della posta di Hotmail, appena lanciata in versione ufficiale, e di quella di Yahoo? Entrambi i servizi rappresentano casi di grande successo, ma la loro somma è senza dubbio più importante di una loro unione. Viceversa i target del portale Yahoo e di quello MSN potrebbero godere di buone complementarità. Vi sarebbero inoltre da valutare tutte le sinergie in ambito musicale (Zune, DRM, Yahoo Music), nella ricerca (unire le forze in questo ambito sarebbe la migliore scommessa), nella raccolta pubblicitaria (il vero punto di interesse reciproco).
Robert Scoble si è addirittura chiesto se non esista ad oggi una “paura di Google” da parte di tutti coloro i quali ad oggi spendono ingenti capitali nel mondo dell’online advertising: un monopolio assoluto per il gruppo di Mountain View significherebbe assenza totale di concorrenza, il che si riflette inevitabilmente in investimenti rallentati ed in prezzi privi di pressioni al ribasso. Un forte polo concorrenziale a Google, invece, porterebbe innanzitutto vantaggi agli inserzionisti, i quali hanno abbracciato il settore con entusiasmo ma non vedono di buon occhio un mercato privo di alternative.
Se acquisizione non sarà, non è detto però che le parti non continuino a stringere rapporti ed ipotesi di collaborazione. Si è suggerita l’ipotesi di una fusione, così come sono ipotizzabili semplici progetti di cooperazione su ambiti specifici. Il mercato potrebbe gradire quest’ultimo orizzonte come meno rischioso e più utile nel breve periodo: 50 miliardi di dollari sono una scommessa probabilmente troppo onerosa, soprattutto alla luce dei rischi e dei pericoli connessi alla sfida con il gigante Google (gigante che, ricorda Scoble, deve ancora misurarsi con un momento di difficoltà: l’acquisizione di DoubleClick potrebbe nascondere dati trimestrali meno rosei del solito e la necessità di investire per sostenere la crescita fin qui registrata).