Yahoo, il piatto piange

Wall Street non ha gradito l'accordo tra Yahoo e Microsoft. Mentre le azioni di Redmond hanno galleggiato in terreno positivo, le azioni YHOO sono crollate in virtù dell'assenza di risultanze di breve periodo: il denaro non si è visto
Yahoo, il piatto piange
Wall Street non ha gradito l'accordo tra Yahoo e Microsoft. Mentre le azioni di Redmond hanno galleggiato in terreno positivo, le azioni YHOO sono crollate in virtù dell'assenza di risultanze di breve periodo: il denaro non si è visto

Quel che gli investitori non hanno gradito sono i tempi. Il breve periodo paga poco, ma con certezza; il lungo periodo paga di più, ma con maggior rischio. Per questo motivo la borsa ha immediatamente bocciato l’accordo tra Carol Bartz e Steve Ballmer. Il piatto piange: l’assegno multimilionario che Microsoft avrebbe dovuto depositare nelle casse Yahoo non si è visto e, agli effetti, per molti mesi tutto rimarrà intatto.

-12% le azioni Yahoo, +1.4% le azioni Microsoft: così la prima reazione di Wall Street alle comunicazioni ufficiali, con GOOG anch’esso in leggero ribasso ma sulla scia di ulteriori notizie negative provenienti dal mercato asiatico. Quel che gli analisti non hanno visto è il denaro “cash”. L’accordo, infatti, prevede un forte sbilanciamento nel revenue sharing a favore di Yahoo (Microsoft deve a Yahoo l’88% delle entrate per i primi anni di cooperazione), ma al tempo stesso non porta alcun carico di dollari in mano al CEO seduto sulla poltrona viola di Sunnyvale. Carol Bartz, inoltre, lega Yahoo ad un rapporto decennale che vede pertanto uscire dal mercato della ricerca il punto esclamativo per farvi entrare da protagonista il nuovo Bing: una scelta radicale che comporta un certo grado di rischio.

La Bartz difende strenuamente le proprie scelte spiegando come un flusso immediato di denaro non avrebbe giovato alle operazioni del gruppo. La ristrutturazione delle attività, invece, consentirà un cash flow maggiore, una riduzione dei costi ed una ridefinizione del focus aziendale. Il valore, insomma, è dilazionato nel tempo. Ma la borsa non ha tempo.

Carol Bartz propone la firma a Steve Ballmer

Carol Bartz propone la firma a Steve Ballmer

La riduzione dei costi, benché già quantificata, non è però ancora stata definita. La Bartz ha infatti spiegato come il gruppo arriverà nel tempo ad operare tagli strategici sul personale, sacrificio necessario al fine di ridurre le sovrapposizioni tra i due gruppi ottimizzando le sinergie e riducendo le ridondanze. Nulla, però, sarà immediato: l’accordo dovrebbe permettere di avviare i motori ad inizio 2010 e non si giungerà a regime prima di 24 mesi circa. Solo a quel punto Yahoo avrà capito ove concentrare i sacrifici, e nel frattempo l’economia avrà probabilmente proposto dettami nuovi rispetto alla crisi attuale.

Spesso la borsa giudica più il breve periodo che non le visioni di lunga gittata. Per questo Yahoo torna a 15 dollari per azione, per questo Microsoft volge in positivo nelle prime ore dopo la firma. Nessun commento, al momento, giunge da Mountain View. Steve Ballmer però si dice convinto del fatto che Google sia pronto a fare ostruzione, chiedendo all’antitrust di vegliare sull’accordo. Per questo entrambe le parti si rivolgono a Google come al “one player”, al gruppo avente in mano il 78% del paid click, all’azienda scomoda che occupa il mercato lasciando briciole alla concorrenza. Microsoft e Yahoo mettono le mani avanti, in attesa che Google alzi la voce. Gli arbitri si preparino: verranno presto chiamati in causa.

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