303.4 milioni di perdite in un trimestre e titolo azionario che vola nell’after-hour aprendo immediatamente con 5 punti percentuali di vantaggio dopo un’intera giornata già vissuta in attivo. Non si tratta però di una contraddizione nei termini, ma bensì del logico risultato per una azienda che esce da una grave tempesta e per la quale ci si attendeva risultati ancora peggiori rispetto a quanto annunciato dal nuovo CEO Carol Bartz.
Con la trimestrale del quarto trimestre del 2008 si chiude definitivamente l’era di Yang. Il 2008 è stato un anno vissuto nell’incertezza, con l’offerta Microsoft del 1 febbraio a rendere complicato tutto il resto. Poi l’arrivo di Google, l’entrata di Icahn nel board, le indagini antitrust, infine il cambio di CEO a tentar di riportare pace a Sunnyvale. La trimestrale si chiude con un calo dell’1% nelle entrate, il che porta in passivo la redditività netta del gruppo dopo che l’ultimo trimestre del 2007 si era chiuso in attivo di 205.7 milioni.
L’intero 2008 si chiude con un attivo di 424 milioni, in forte calo rispetto agli oltre 600 del 2007. Per il prossimo trimestre Yahoo prevede entrate nell’ordine di 1.53/1.73 miliardi, nell’ordine di grandezza di quanto previsto anche dagli analisti.
Carol Bartz esprime ed argomenta il proprio ottimismo: i dati confermano il fatto che, nonostante tutto, Yahoo rimane un brand forte ed un gruppo solido. «Non sono qui per vendere» ha esplicitato a chiare lettere il nuovo numero 1 del gruppo. La caduta sarebbe determinata non soltanto da problemi interni, ma anche e soprattutto da un abbassamento degli investimenti pubblicitari da parte dei grandi gruppi (le cui campagne sono sempre meno legate al brand advertising e sempre più basate su «performance marketing»).
Gli azionisti sono costretti a digerire il boccone amaro, ma il futuro non è tanto nella prossima trimestrale (la prima effettiva del nuovo CEO), quanto piuttosto nelle decisioni che Carol Bartz intenderà assumere per rilanciare il titolo. Negli ultimi giorni i rumor hanno affiancato Yahoo, oltre che alla solita Microsoft, anche al New York Times: qualcosa, insomma, a Sunnyvale stas iniziando evidentemente a muoversi.