Yu Ling, aiutata da una organizzazione per la difesa dei diritti umani, ha deciso di spostarsi dalla Cina fino a Washington per costringere Yahoo ad ammettere le proprie responsabilità e a fornire un indennizzo per la detenzione del marito.
Nel 2002, infatti, Wang Xiaoning, dissidente cinese e marito di Yu Ling, ha visto la polizia fare irruzione in casa sua per sequestrare materiale informatico ed arrestarlo. Ad aggravare la situazione, la polizia aveva minacciato il figlio e la moglie affinchè non dicessero nulla alla stampa. Un anno dopo è stato condannato a dieci anni di carcere per sovversione.
Il portale americano Yahoo ha giocato un ruolo importante in questa vicenda, come si è visto successivamente, fornendo alle autorità l’accesso alle e-mail dell’uomo e portando così alla sua identificazione e successiva cattura. Molte società sono costrette ad assecondare la volontà del governo centrale pur di poter operare in un territorio tanto ricco di opportunità: in questo caso Yahoo si difende sostenendo di aver semplicemente applicato le leggi del luogo.
C’è però un particolare sul quale verterà l’accusa portata avanti da Yu Ling: la filiale di Hong Kong non è tenuta a rispettare le leggi della Repubblica popolare cinese, quanto piuttosto quelle dell’isola a statuto autonomo.