Non è un momento particolarmente positivo per il settore tecnologico. Le attese si erano fatte importanti e le risposte non sono state all’altezza, così i primi risultati relativi alle trimestrali avevano nei giorni scorsi deprezzato gli stock azionari del settore spingendo al ribasso tutti gli indici relativi. Le ultime speranze erano riposte nella ricerca, ma il primo appuntamento ha deluso.
Yahoo ha comunicato introiti per 1.12 miliardi di dollari, il 26% in più rispetto alla seconda trimestrale del 2005 ma nel contempo un soffio meno degli 1.14 miliardi attesi dagli analisti. Per un settore abituato a stupire ogni rallentamento pesa immediatamente e la ricerca di un capro espiatorio è immediatamente scattata.
Dopo un buon finale di seduta, nel mercato after-hour il titolo YHOO è letteralmente crollato: -4.41 dollari per azione, ovvero -13.68%. La battuta d’arresto è quantomeno pesante ed è motivata in particolar modo (pur se esasperata da altri fattori concomitanti) dal rinvio del nuovo sistema promozionale in grado di garantire maggiori performance al proprio sistema pubblicitario: atteso per il terzo trimestre, l’avvio delle procedure non arriverà prima della fine dell’anno, posticipando dunque il momento in cui il gruppo potrà tornare a macinare numeri importanti sotto la voce “entrate”. I risultati sono viziati inoltre dal raffronto con il periodo relativo alla vendita delle azioni Google da parte della proprietà Yahoo: tale evento una-tantum non è raffrontabile con la realtà odierna ed infatti i numeri presentano un -78% tanto cupo quanto poco utile a livello di fondamentali.
Safa Rashtchy, analista Piper Jaffray, ha ammesso di capire la frustrazione degli investitori e di attribuire la colpa del clamoroso capitombolo al silenzio relativo al ritardo, nonchè alla mancanza di motivazioni plausibili al tutto. Il tutto viene fuori nel contesto di un Google che sembra aumentare ancora una volta il proprio distacco rispetto alla concorrenza (secondo i dati ComScore il gruppo è sempre più vicino alla catalizzazione del 50% delle query composte), con un mercato per Yahoo che sembra attendersi 6 mesi di difficoltà in attesa di veder concretizzate le speranze riposte nella nuova formula promozionale.
Nonostante i numeri positivi sul mercato, anche Google nell’after-hour è stato costretto a ripiegare con un declino di oltre 2 punti percentuali sulla scia di quanto ottenuto da tutto il settore. A pesare sul titolo vi sono inoltre le dichiarazioni ancora di Rashtchy: secondo Piper Jaffray i dati ComScore MediaMetrix sarebbero «altamente sospetti» mettendo in forse tutti i giudizi che sulla ricerca vengono forniti. Il titolo Google continua dunque sulla strada dell’estrema volatilità di uno stock che nell’ultimo anno ha avuto picchi e declini completamente al di fuori di quelli che sono i fondamentali che contraddistinguono l’azienda. Per questo motivo Piper Jaffray chiede parallelamente di non attribuire troppa importanza alle sovrastime del mercato, le quali potrebbero generare spirali pericolose e controproducenti.