Yang: Microhoo sarebbe una potenza

Yang lo ammette: una fusione tra Yahoo e Microsoft avrebbe sinergie molto forti. Le colpe per la rottura delle trattative viene attribuita alla controparte, con cui rimane però aperto ancora un fitto dialogo volto a trovare nuove formule di accordo
Yang: Microhoo sarebbe una potenza
Yang lo ammette: una fusione tra Yahoo e Microsoft avrebbe sinergie molto forti. Le colpe per la rottura delle trattative viene attribuita alla controparte, con cui rimane però aperto ancora un fitto dialogo volto a trovare nuove formule di accordo

Tutto e il contrario di tutto. Sul caso Microhoo s’é già scritto e letto molto, ma ogni giorno le carte sembrano rimescolarsi a ritmo fenomenale lasciando sul campo una sola certezza: nulla è chiuso, nulla è stabilito, la partita è ancora aperta. L’ultimo a fare il mazzo è Jerry Yang il quale, preso tra l’incudine e il martello con Microsoft da una parte e i propri azionisti dall’altra, difende le proprie strategie e cerca ancora di uscirne da vincitore.

Yang innanzitutto fa chiarezza: nessun accordo è mai stato rifiutato a Microsoft. L’azienda di Redmond si è alzata dal tavolo delle trattative mentre Yahoo era ancora seduta alla ricerca di un patto equo che valutasse debitamente il valore del gruppo. Yang ci tiene a precisare questo aspetto per lasciar intendere come, se Microsoft tornasse sui suoi passi, tutto si potrebbe ancora discutere. Quel che Yang sottolinea ora è che, effettivamente, una fusione tra i due gruppi avrebbe un valore sinergico di enormi dimensioni. La cosa motiva appieno tanto le offerte dell’uno, però, quanto le pretese dell’altro. Yang non ne ha mai fatto mistero: basta che Ballmer apra maggiormente il portafoglio e l’affare si fa anche subito. Susan Decker, presidente del gruppo di Sunnyvale, conferma. Ballmer, invece, allontana l’ipotesi e lascia aperta solo la porta per accordi più limitati di cooperazione senza alcuna fusione societaria.

Sull’altro versante Yang è alle prese con la “campagna elettorale” che potrebbe portarlo alla conferma o all’allontanamento per la sedia al comando di Yahoo. «Sono il miglior candidato per guidare Yahoo» ha spiegato Yang, allontanando così le ambizioni dei rivali e spiegando come il suo progetto per il gruppo sia solo un work in progress sicuramente non rinunciatario. Yang intende motivare le proprie strategie spiegando che il gruppo è sottovalutato, che le analisi non sono accurate, che c’è molto da salvare e grande valore potenziale ancora da esprimere.

C’è però un nome importante che va a schierarsi dalla parte dei critici per spingere Yang giù dal suo ruolo. Con parole pesanti come macigni è addirittura Rupert Murdoch (per tempo protagonista diretto delle trattative in ballo) a suggerire al fondatore di Yahoo di mollare la presa. Secondo Murdoch per Yang è soprattutto una questione affettiva, ma le emozioni non sono sale buono per la finanza. Il magnate australiano consiglia pertanto a Yang di cedere a quella che viene giudicata come una «offerta veramente molto generosa», solleticando così ulteriormente le ambizioni di quanti sono pronti, in occasione della prossima assemblea per il rinnovo del board, a dichiarare guerra al leader a suon di voti.

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