Un libro di storia scritto con frasi da 140 caratteri: così si può immaginare “Year in hashtag“, il riassunto di tutti i maggiori trend del 2011 con cui Twitter ha illustrato le attività della propria community sul social network. Ne esce una pagina di immagini emozionanti che mettono in fila cronaca e ricordi, fatti eclatanti e grandi rivoluzioni: mese per mese, paese per paese.
Da #LondonRiots a #OccupyWallStreet, da #RoyalWedding a #Tahrir, fino a #iSad o #BinLaden: dove le masse si muovono, dove il fermento cresce, Twitter è il canale privilegiato della cronaca dalla piazza grazie all’agilità dello strumento ed alla facilità dell’aggiornamento continuo. Yemen, Egitto, Stati Uniti, Syria, Italia. Si, anche l’Italia: mai come nel 2011 Twitter ha fatto sentire la propria voce soprattutto grazie ad hashtag quali #AllertaMeteoLG, #amministrative11, #aeiouy, #iohovotato, #NoTav.
Espressioni politiche, soprattutto, o grandi tragedie sociali: Twitter è il cinguettio delle masse, che dalle piazze o dai luoghi dei disastri sollevano una moltitudine di singoli appelli o singoli contributi. Gli hashtag sono l’elemento che accomuna gli argomenti facendo emergere naturalmente le tematiche di maggior rilevanza. Ed i fatti dimostrano che la natura del social network è proprio in quel che il network stesso ha saputo esprimere: ribellione, aggregazione, unione. Forza. Il tutto in una moltitudine di 140 caratteri che inizialmente sono stati posti in opposizione a Facebook, ma che sempre più spesso sembra identificarsi come un elemento parallelo, quasi complementare.