C’è un risvolto ancor più triste e cupo nella vicenda dell’attacco agli uffici YouTube: l’attentatrice era infatti una youtuber. E non è questo un dettaglio di poco conto, perché la decisione dell’attacco è maturata proprio tra le maglie di quel rapporto morboso e patologico tra la donna e la piattaforma su cui tentava di esprimere sé stessa ed i propri confusi ideali. Con il senno del poi le prove sono tutte online, sotto gli occhi di tutti, e sono la fotografia più terrificante di quanto sia successo negli anni nella mente di una donna che passerà alla storia non per il numero dei suoi follower, ma per il suo essere la folle attentatrice di YouTube.
Nasim Najafi Aghdams
L’attentatrice è stata identificata come Nasim Najafi Aghdam, donna 39enne di origine iraniana. I fatti stanno emergendo in queste ore in tutta la loro gravità: la donna è entrata nella sede YouTube di San Bruno (California) ed ha aperto il fuoco, apparentemente a caso, dando vita a quella che avrebbe potuto essere una strage. La donna si sarebbe infine tolta la vita negli uffici di YouTube, quegli stessi uffici che identificava come il suo grande opprimente nemico.
A distanza di poche ore è il padre a dare le prime spiegazioni: sua figlia sarebbe stata ossessionata da YouTube, convinta che la piattaforma stesse facendo qualcosa per toglierle visibilità. Il padre avrebbe anche avvisato anzitempo le autorità circa il rischio che la figlia potesse commettere qualche atto inconsulto presso gli uffici YouTube, ma evidentemente la minaccia non è stata tenuta con sufficiente considerazione. Il resto è cronaca nera.
Ossessione YouTube
Col senno del poi, vedere le tracce lasciate online da Nasim Najafi Aghdam dimostra invece quanto fosse profonda l’ossessione della donna. Un’ossessione fatta di una ricerca compulsiva di visibilità, il tutto condito con il sospetto (evidentemente lacerante) che qualcuno stesse facendo di tutto per evitare che i suoi video fossero visibili. La terrificante qualità degli stessi video (sia in lingua inglese che in lingua Farsi) non è evidentemente mai stata tenuta in considerazione dalla stessa Nasim, la quale è oggi una sorta di truce caricatura dello youtuber, con sfumature chiaramente inquietanti da leggersi alla luce di quanto successo in queste ore.
Sul suo sito ufficiale sono disponibili numerose immagini che ritraggono Nasim alle prese con improbabili parodie (con tanto di monito preventivo a non copiare i suoi video su altri canali poiché la cosa costituirebbe grave violazione di copyright), innumerevoli esercizi per mantenere una buona forma fisica (e fisico sfoggiato in attillate tute leopardate o in tenuta militare), ma anche le “prove” che la donna portava al pubblico per “dimostrare” che YouTube filtrava i suoi canali per toglierle visibilità. Inutile sottolineare che le prove non provassero nulla, ma i testi del suo sito personale ben chiariscono quanto profondi fossero l’ossessione e il disagio di questa donna in continua e futile ricerca di visibilità. Potrebbe apparire inutile anche ribadire l’assoluta mancanza di qualità delle produzioni caricate online, se non fosse che rappresentano la prova tangibile di quanto inutile e deprimente debba essere stata la patologica ricerca di successo laddove non vi era alcuna qualità stilistica, tecnica e comunicativa per arrivare oltre quelle poche migliaia di follower raggiunti in anni di costante produzione.
Lo strisciante sospetto di essere vittima di complotto si palesava anche in altri modi: con la foto di un pneumatico forato sosteneva di essere stata attaccata dal business anti-vegan a causa dei suoi sforzi in difesa degli animali e di promozione della cultura vegana.
Ricordava inoltre quanto i propri follower su Instagram fossero tutti veri e autentici, senza alcun acquisto né alcuna pubblicità. Ribadiva infine con fierezza quanto ogni video fosse autoprodotto e promuoveva i suoi vari canali (molti dei quali bloccati per “ripetute violazioni della policy”). Indizi che, con il senno del poi, portano dritti ad una conclusione che nessuno ha però mai davvero immaginato prima dei fatti delle ore scorse.
Sguardo severo, estrema costanza nella produzione dei video, una strisciante cultura del sospetto che la metteva al centro di svariati complotti da parte del “sistema” e quell’incredibile odio nei confronti di YouTube, considerato una piattaforma al servizio di una dittatura: «non c’è libertà di espressione nel mondo reale e voi sarete soppressi per aver detto verità non supportate dal sistema. I video di specifiche persone sono filtrati, così che la gente difficilmente possa vederli! Non ci sono pari opportunità di crescita su YouTube o su qualsivoglia altro sito di sharing, i vostri canali crescono solo se lo vogliono loro!!!!».
Il suicidio con cui muore Nasim Najafi Aghdam è un atto che uccide al tempo stesso un canale Telegram, molteplici canali Instagram, un profilo Facebook, svariati canali YouTube e molto altro ancora. Il tutto all’interno dell’edificio delle sue ossessioni, paradossalmente senza che quegli ultimi istanti siano stati ripresi da alcuno. Così muore una youtuber soffocata da un’ossessione: un ultimo quarto d’ora di triste celebrità prima di cadere nell’oblìo eterno assieme ai suoi account a causa di qualcosa che solo un’ironia della sorte può definire come una “violazione delle policy”.