Con un miliardo di visitatori unici al mese, YouTube si conferma il terzo sito più visitato del Web, dietro solamente al motore di ricerca Google e al social network Facebook. La piattaforma di video sharing, reduce da un significativo restyling per quanto riguarda i profili, potrebbe accogliere prossimamente un’ulteriore novità di cui si è già parlato più volte in passato: i canali a pagamento.
A rilanciare l’ipotesi è la voce autorevole del vicepresidente Robert Kyncl, intervenuto in un incontro andato in scena a Los Angeles. La redazione del Wall Street Journal ha riportato un estratto della sua dichiarazione, che lascia poco spazio a interpretazioni ambigue. La necessità di trovare nuove forme di finanziamento per chi genera contenuti è reale, soprattutto per le realtà più attive e seguite dagli utenti, che spesso si sono definite insoddisfatte dagli introiti generati con la visualizzazione di inserzioni pubblicitarie prime e durante la visualizzazione dei filmati.
È molto importante creare nuove fonti di guadagno per i videomaker. Non sarà semplice per chi genera contenuti spingere gli utenti a tirare fuori dal portafogli la carta di credito per guardare uno show, ma questo sarà preceduto da un’intensa fase sperimentale e, con il passare del tempo, la bontà della formula verrà recepita dalle persone.
Nessun annuncio ufficiale al momento, ma la strada intrapresa sembra essere piuttosto chiara. Il recente avvicinamento a YouTube di nomi importanti della cinematografia mondiale come Ridley Scott (Alien, Blade Runner, Il Gladiatore) sembra in linea con la previsione: il regista è al lavoro su dodici cortometraggi sci-fi da pubblicare sul canale Machinima e da più parti si è ipotizzato che proprio questi saranno alcuni dei primi contenuti a essere messi a disposizione degli utenti a pagamento.
La leadership del portale all’interno del suo settore di appartenenza potrebbe in futuro essere messa in discussione dall’evoluzione di alternative come Vimeo, che proprio di recente ha introdotto alcune significative novità in termini di editing e rating dei filmati. Il team al lavoro sul portale acquisito da Google nel 2006 ne è consapevole e un’iniziativa di questo tipo potrebbe risultare utile per scongiurare una possibile fuga dei videomaker più talentuosi verso altri lidi.