Bloccate quei video. È la richiesta che il governo britannico ha fatto ufficialmente a YouTube dopo che i servizi segreti, il MI5, hanno considerato potenzialmente pericolose le predicazioni di Anwar al-Awlaki, un affiliato ad Al-Qaeda che vive in Yemen ma che per due anni ha vissuto in Gran Bretagna.
Fuggito dal paese dopo che si era scoperto avere avuto una influenza sugli attentatori del 7 e del 21 luglio, ha guadagnato rapidamente popolarità attraverso il Web e in particolare postando video sul social network.
Secondo un documento governativo di qualche mese fa, riportato dal Daily Telegraph, Anwar al-Awlaki aveva 1.910 video sul sito e un video era stato visto 164.420 volte, ma quando una ricerca ha dimostrato due giorni fa che il numero di video è cresciuto a più di 5.000 è scattato l’allarme. E la richiesta alla società acquisita da Google.
Alcuni dei video di maggior successo, come “Costanti sulla Via della Jihad”e “44 modi per sostenere la Jihad”, tutti in lingua inglese, hanno contenuti inequivocabili:
Internet è diventata una delle prime incubatrici di radicalizzazione e YouTube contiene ora di gran lunga la più grande collezione pubblica delle lezioni di Awlaki.
Questo il parere di Alexander Meleagrou-Hitchens, ricercatore presso il prestigioso Centro Internazionale per lo Studio del fondamentalismo al King’s College di Londra.
Abbiamo letto ieri della questione dei motori di ricerca di stampo religioso e il sottile confine che separa la responsabilità nella scelta dei contenuti dalla censura. Ora questa vicenda ci interroga dalla nostra sponda: togliere questi video è un atto doveroso per la sicurezza o una censura incompatibile con la natura del social network?
Secondo gli inglesi è un atto doveroso, soprattutto secondo Jonathan Evans, direttore generale del MI5, che ha parlato del coinvolgimento operativo con Al-Qaeda nella penisola arabica di questo predicatore come di una “particolare preoccupazione data la sua vasta cerchia di adepti in Occidente, anche nel Regno Unito”.
Gli inglesi non sono comunque gli unici ad essere preoccupati, anche Barack Obama lo è. Awlaki ha studiato in Colorado, ha predicato nelle moschee di San Diego e della Virginia dove ha contattato tre dei dirottatori dell’11 settembre. Si è trasferito in Gran Bretagna tra il 2002 e il 2004, poi è tornato in Yemen dove ha trascorso 18 mesi in carcere.
Negli ultimi mesi è stato collegato a Omar Farouq Abdulmutallab, l’ex studente di Londra che ha cercato di farsi esplodere su un volo per Detroit il giorno di Natale.
Un curriculum che ha convinto l’inquilino della Casa Bianca ad approvare il suo assassinio. Una mossa controversa perché il predicatore è un cittadino americano, essendo nato nel New Mexico.
E Youtube, che farà? Per ora si rifiuta di commentare. Ma non potrà farlo a lungo.
[youtube]Gr8TUEfNrBk[/youtube]