YouTube spegne i video musicali “premium” nella sua versione localizzata in Gran Bretagna. Il famoso portale di video sharing non è riuscito a raggiungere un accordo soddisfacente con PRS for Music, il principale gestore dei diritti d’autore oltremanica, e non potrà dunque diffondere online i video musicali di buona parte delle major discografiche. Un duro colpo non solo per gli utenti del portale, ma anche per YouTube, che intorno alla musica sta cercando di creare nuovi e redditizi modelli di business.
«La nostra precedente licenza rilasciata da PRS for Music è scaduta, e non siamo stati in grado per ora di raggiungere un accordo per rinnovarla in termini economicamente sostenibili per noi. Ci sono due ostacoli in questa contrattazione: tariffe per le licenze proibitive e mancanza di trasparenza. Noi diamo valore alla creatività dei musicisti e dei compositori e abbiamo lavorato sodo con i detentori dei diritti per creare introiti significativi per loro e per rispettare il diritto d’autore. Ma PRS ci chiede ora di pagare molto, molto di più per una licenza rispetto a un tempo. I costi sono semplicemente proibitivi per noi – se utilizzassimo i termini proposti da PRS perderemmo un ammontare significativo di denaro per ogni riproduzione di un brano. Inoltre, PRS non è intenzionata a dirci quali brani siano inclusi nei termini di licenza impedendoci così di capire quali possano essere adatti per YouTube – ciò equivale a chiedere a un consumatore di acquistare un CD anonimo senza sapere quali musicisti l’abbiano prodotto» si legge nel lungo post da poco pubblicato da YouTube per spiegare agli utenti la delicata situazione in Gran Bretagna.
Nel corso delle prossime settimane, il famoso portale per la condivisione dei video cercherà nuovamente di raggiungere un accordo con PRS. Fino ad allora, però, in assenza delle dovute licenze YouTube dovrà bloccare tutti i video musicali della serie “premium” nella sua versione britannica. Il servizio gestito da Google precisa infine un particolare importante: «Per essere chiari, questo non è un problema con le etichette discografiche, con la maggior parte delle quali abbiamo un rapporto molto stretto».
Dal canto suo, nella giornata di ieri PRS for Music si è mossa sulla difensiva, fornendo una propria versione dei fatti che hanno portato alla temporanea rottura dei rapporti con YouTube. Secondo il gruppo per la gestione del diritto d’autore in Gran Bretagna, la scelta di Google di limitare i video musicali sarebbe giunta improvvisamente, senza contatti preventivi: «Questa decisione è stata presa senza alcuna consultazione con PRS for Music e nel bel mezzo della negoziazione tra le due parti. PRS for Music non ha chiesto a Google di compiere tale gesto e richiede di riconsiderare tale decisione con urgenza».
Per PRS for Music, Google avrebbe abbandonato il tavolo delle trattative perché intenzionato a pagare molto meno i diritti rispetto a quanto finora pattuito, nonostante la sensibile crescita del numero di utenti che quotidianamente affollano il suo portale in Gran Bretagna. «Siamo rimasti sconcertati e dispiaciuti nel ricevere una chiamata nel tardo pomeriggio in cui venivamo informati della drastica decisione di Google che crediamo possa solo punire i consumatori britannici e gli autori da noi protetti e rappresentati» ha dichiarato Steve Porter, il CEO di PRS for Music.
Nel corso delle prossime settimane, Google e il gruppo per la tutela del diritto d’autore in Gran Bretagna cercheranno probabilmente di riallacciare i rapporti alla ricerca di un accordo comune. Con un gesto così plateale, come la sospensione dei video musicali online, la società di Mountain View sembra aver voluto forzare il contrasto con il suo antagonista britannico in visione di una completa revisione degli attuali accordi possibilmente a suo favore.