Google – Viacom: 1 a 0 e palla al centro. Si può riassumere così, usando un linguaggio prettamente calcistico tanto in voga in questi giorni in cui si stanno svolgendo i Mondiali FIFA, la vicenda che vede di fronte, in un’aula di tribunale, due protagonisti quali i già citati Google e Viacom.
Motivo del contendere è ovviamente YouTube, “colpevole”, secondo Viacom, di aver violato più volte il copyright ospitando diversi filmati i cui diritti appartenevano e appartengono ancora al colosso dell’intrattenimento americano, che si è quindi definito danneggiato da tale comportamento.
Siamo davanti alla “solita” disputa legata alla sfruttamento di materiale coperto dal diritto d’autore, una vicenda come molte viste negli ultimi tempi che ha però raggiunto un punto di svolta con il pronunciamento del giudice chiamato a dirimere la questione, il quale ha stabilito che YouTube è protetto dalla Digital Millennium Copyright Act (DMCA) e non può pertanto essere accusato di violazione di copyright.
Una vittoria per Google, che esulta per la decisione per mezzo delle parole di Kent Walker, consigliere generale del gruppo:
È una vittoria importante non soltanto per noi, ma anche per i miliardi di persone in tutto il mondo che usano il web per comunicare e condividere esperienze con altri. Siamo eccitati per questa decisione e guardiamo avanti per rinnovare il nostro focus nel supportare l’incredibile varietà di idee ed espressioni che miliardi di persone caricano e guardano su YouTube ogni giorno.
YouTube non è quindi punibile e questo mette al riparo Google, proprietaria del portale di videosharing, da altre eventuali dispute legali che si potrebbero avere in futuro, dispute che vedono spesso le major, o chi detiene i diritti dei video di volta in volta “incriminati”, attaccare bigG e il suo metodo di rimozione dei filmati illegalmente ospitati sui server di YouTube.
Per Viacom e soci, il fatto che Google si impegni a rimuovere i video protetti da copyright dopo la segnalazione degli interessati non è sufficiente a contenere i danni, affermando come spesso sia sufficiente il limitato periodo in cui i filmati rimangono online per consentire a Google un illecito guadagno.
Siamo quindi davanti ad un vero e proprio muro contro muro, per cui intravedere con chiarezza chi ha torto o ragione non è cosa semplice. Di certo resta però che la vicenda con Viacom non è finita qui in quanto il gruppo americano ha già comunicato di voler presentare ricorso contro la decisione della Corte ritenendo evidentemente lesi i propri interessi.
La partita continua quindi, ed ecco perché, richiamando la metafora calcistica con cui il post si è aperto, possiamo ben dire che la palla va rimessa a centrocampo: Google ha segnato un primo e importante gol, ma adesso si dovrà valutare la reazione di Viacom, interessata a pareggiare e magari a passare a sua volta in vantaggio.