Nel momento in cui Maria Stella Gelmini approda su YouTube compie una irregolarità di fondo. Senza dolo, senza colpa.
Siamo tutti abituati a considerare YouTube il non plus ultra dei video online, tanto che il brand diventa sinonimo stesso dell’intera fenomenologia. Tuttavia esistono anche molti altri strumenti similari e per le finalità della Gelmini sarebbero potuti andar bene molti altri concorrenti. Invece la Gelmini ha scelto (ovviamente) YouTube.
Così facendo un Ministro della Repubblica Italiana porta “clienti” ad una azienda privata. Lo fa anche Obama, il quale ha iniziato da candidato ma ora sta proseguendo da Presidente.
La questione è apparentemente del tutto superficiale, ma il principio che la rende grave, a ben pensarci, è lo stesso che basa la patente europea ECDL sui software Microsoft invece che sull’intera gamma dei software di produttività disponibili (OpenOffice compreso).
Ogni nostra scelta ha delle conseguenze. Le scelte di un ministro, o di un Presidente degli Stati Uniti, a maggior ragione. L’alternativa sarebbe quella di un player costruito in proprio. Però: 1) costerebbe non poco e 2) la piattaforma sarebbe dissociata dalle dinamiche di community che invece YouTube più di ogni altro permette.
Rimane il fatto che legare una attività istituzionale ad un prodotto di una azienda privata significa compiere una scelta che incide pesantemente sul mercato. E prima o poi qualche nodo dovrà per forza di cose venire al pettine.