E’ di questi giorni la notizia che Zopa sta per sbarcare in Italia. Zopa sta per “Zone Of Possible Agreement” e viene definito da più parti come il “prestito 2.0”. In sostanza Zopa, che ha dimostrato nei fatti di funzionare in Regno Unito, è un punto di incontro tra prestatori di denaro e richiedenti.
In sostanza Zopa classifica i richiedenti in quattro categorie: A+, A, B e C. Chi intende prestare denaro inserisce la sua offerta specificando quanto denaro intende prestare, a quale classe di richiedenti, il periodo di tempo e il tasso di interesse che intende praticare. Facile, a questo punto, per i richiedendi individuare tra le tante offerte quella che fa per loro. A questo modello è stato dato il nome di “social lending“, cioè prestito sociale perchè mette alla pari prestatore e richiedente, fino ad oggi in rapporto di netto dislivello.
Proprio l’assenza di un istituto di credito consente al prestatore di praticare condizioni molto più vantaggiose, in modo che alla fine (tra persone oneste) ci guadagnano tutti. Il richiedente che ottiene un prestito a condizioni favorevoli e il prestatore che guadagna direttamente e con facilità degli interessi su somme di denaro di cui non aveva immediato bisogno.
In Regno Unito Zopa ha funzionato e nel resto del mondo tanti servizi analoghi funzionano, Prosper in USA, Smava in Germania e così via. Funzionerà anche in Italia? Io penso di sì anche se ritengo che per lungo tempo resterà dedicato ad una nicchia, solo quando avremo il primo caso di prodotto generato grazie ad un prestito Zopa che farà parlare di sé nei media tradizionali avremo l’interessamento generale del pubblico.
Attualmente è possibile iscriversi a Zopa solo su invito, inoltrando la propria richiesta. Ovviamente in questa fase di start-up Zopa da precedenza ai prestatori in modo da creare una massa critica di denaro sufficiente a soddisfare un buon numero di richieste fin dalle prime fasi successive al lancio.