L’epoca della privacy, nel senso tradizionale del termine, è ormai passata. Non sembra avere molti dubbi in proposito il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, che nel corso di una recente intervista ha esposto la propria visione sul delicato tema legato alla protezione dei dati personali e alla possibilità di condividere contenuti e informazioni sulla propria vita attraverso il celebre social network popolato da circa 350 milioni di utenti. Secondo Zuckerberg, la Rete e i principali sistemi di condivisione avrebbero cambiato sensibilmente le istanze collegate alla privacy, aprendo la strada a una nuova realtà nel quale i confini tra pubblico e privato sono maggiormente sfumati e difficili da individuare.
Intervistato da Michael Arrington, l’artefice del sito di informazione online TechCrunch, il cofondatore di Facebook ha esposto il proprio pensiero sulla protezione dei dati personali e le recenti modifiche introdotte sul social network per offrire agli utenti maggiori possibilità di condivisione dei loro contenuti: «Quando ho iniziato nella stanza del mio dormitorio a Harvard, la domanda che mi veniva rivolta con maggiore frequenza era: “Perché mettere su Internet qualsiasi informazione su di me? Perché dovrei desiderare uno spazio web?”. Poi nei successivi 5 o 6 anni, il blogging è esploso e così anche tutti quei servizi che consentono alle persone di condividere le informazioni. Gli utenti si sono sentiti a proprio agio non solo nel condividere più informazioni di diverso tipo, ma anche nel farlo apertamente e con molte più persone. Quella norma sociale [la privacy, ndr] è dunque qualcosa che è cambiato nel corso del tempo».
Secondo Zuckerberg, le modifiche per la gestione della privacy sarebbero state introdotte nel corso degli ultimi anni su Facebook per venire incontro alle istanze degli utenti e della loro mutata percezione della riservatezza. Le norme del social network si sarebbero dunque evolute in parallelo con il progressivo cambiamento della privacy, una norma sociale profondamente modificata dal crescente successo della Rete e dei sistemi per la condivisione dei contenuti e delle proprie esperienze personali.
«Molte società sarebbero rimaste intrappolate dalle convenzioni e dai legami con ciò che avevano già creato, mettere in campo una modifica sulla privacy, farlo per 350 milioni di utenti, non è una cosa verso la quale si muoverebbero molte aziende. Ma noi l’abbiamo vista come una cosa davvero importante, come la possibilità di mantenere sempre la visione di chi è alle prime armi e di capire che cosa avremmo fatto se avessimo avviato la società ora e sulla base di questo abbiamo stabilito le nuove norme sociali e siamo andati avanti su questa strada» ha concluso Zuckerberg, sottolineando l’importanza delle modifiche da poco apportate per rendere più trasparente l’amministrazione delle regole sulla riservatezza su Facebook.
Le dichiarazioni di Mark Zuckerberg confermano il recente cambio di strategia del social network sul fronte della privacy. Il modello iniziale prevedeva la possibilità di proteggere buona parte delle proprie attività svolte su Facebook da sguardi indiscreti, limitando le occasioni di accesso al proprio profilo o la possibilità di visualizzare i contenuti condivisi sulle pagine e i gruppi del social network. Il nuovo modello, inaugurato con la discussa introduzione delle nuove impostazioni sulla privacy, tende invece ad amplificare le possibilità di condivisione e a ridurre sensibilmente le barriere per la protezione delle proprie attività su Facebook. Seguendo tale strategia, i responsabili del social network mirano a estendere ulteriormente il bacino di utenti consentendo ai non iscritti di conoscere meglio le funzionalità di Facebook, una scelta criticata da numerose associazioni a difesa della riservatezza online.
Secondo numerosi osservatori, la scelta di Zuckerberg e soci potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio per il futuro sviluppo del social network. I confini più labili tra attività pubbliche e personali condivise online potrebbero far conoscere meglio Facebook, ma al tempo stesso potrebbero indurre numerosi utenti abituati a una visione maggiormente tradizionale e ortodossa della privacy ad abbandonare il social network o a limitarne sensibilmente l’utilizzo.