La privacy? Un concetto superato, un termine ormai quasi privato del suo significato nell’era del Web 2.0, dove la parola d’ordine non è “custodire” gelosamente qualcosa, in questo caso i propri dati sensibili, quanto invece l’esatto opposto, ovvero “condividere”.
Ad essere convinto di tale cambiamento è uno dei nomi illustri del mondo del Web: il fondatore del popolarissimo Facebook, ovvero Mark Zuckerberg, il quale, durante un incontro con la stampa ha spiegato come, a suo dire, parlare di privacy di questi tempi voglia dire parlare di un concetto “anacronistico”, che nell’era di blog e social network, in cui tutti condividono pezzi di vita propria con un numero più o meno numeroso di iscritti, non ha più lo stesso significato che poteva avere fino a qualche anno addietro.
Per il fondatore di Facebook bisogna prendere coscienza di questo cambiamento, di ciò che definisce una vera e propria evoluzione:
Ormai gli utenti condividono senza problemi le informazioni personali online. Le norme sociali cambiano nel tempo. E così è anche per la privacy. Quando ho iniziato a pensare a Facebook nella mia cameretta di Harvard, in tanti si chiedevano: ‘Perché mai dovrei mettere informazioni online? Perché dovrei avere un sito personale?’ Poi è iniziata l’esplosione dei blog e di tutti gli altri servizi che permettono di condividere informazioni online. Le abitudini sociali evolvono nel tempo.
Per Zuckerberg è quindi finita l’era della riservatezza e lo stesso Facebook non è altro che lo specchio fedele di questa tendenza che il suo fondatore pare definire come una tendenza naturale.
Un’affermazione che secondo alcuni osservatori suona però un po’ come interessata, soprattutto alla luce delle critiche piovute addosso al suo social network dopo l’introduzione delle nuove impostazioni della privacy che non tutti gli utenti hanno apprezzato.
Per molti Facebook non è semplicemente la conseguenza del cambiamento della percezione della privacy da parte della gente, ne è invece l’artefice principale, uno degli strumenti che ha contribuito a “distruggere” il concetto di riservatezza e che Zuckerberg cercherebbe di difendere per coprire l’inadeguatezza delle norme che regolano il modo di garantire la privacy degli utenti.
Il mondo del Web però non sembra essere concorde, c’è infatti chi critica le parole del fondatore di Facebook, come abbiamo accennato prima, ma c’è anche chi si dice d’accordo con lui, portando a dimostrazione la tendenza degli utenti ad essere protagonisti tramite i nuovi strumenti di Internet, seguendo quindi poiù il desiderio di mettersi in mostra che il desiderio di non esporsi.